Networking significa creare e governare le relazioni ed i rapporti d’interazione e di scambio con altri soggetti in modo organizzato e consapevole.
Esaminiamo attentamente i “vari aspetti di questa frase.”
Iniziamo dai verbi, creare e governare:
-il primo verbo “creare” ci indica che le relazioni non sono qualcosa d’imposto dall’alto, ma il frutto di un’azione che spesso può partire anche da noi in prima persona, sia spontaneamente sia in reazione ad uno stimolo esterno.
-il secondo verbo, “governare” ci indica che queste relazioni vanno gestite nel tempo, sviluppate, e coltivatei n uno scenario di lungo periodo. Come? Con la proattività!!
Proseguiamo poi con l’oggetto, le relazioni e i rapporti d’interazione e scambio:
-la relazione può essere vista prima di tutto, come un contatto, un possibile canale e uno strumento in più disponibile nel nostro panorama percettivo.
-l’interazione (personale, professionale, affettiva) e lo scambio (d’informazioni, di aiuti reciproci, etc.) sono il contenuto ed il valore aggiunto, almeno potenziale, della creazione di un rapporto con un altro nodo della ragnatela.
Terminiamo con la definizione, dove troviamo il modo di gestire tutto questo, che deve essere organizzato e consapevole:
Se parliamo di azioni proattive, dunque la gestione del network deve essere soggetta ad un’organizzazione che non lascia al caso la creazione ed il mantenimento della rete.
Va da sé che tutto questo processo richiede consapevolezza di quanto si fa, non si può pensare che azioni strutturate come sopra siano portate avanti in modo corretto solo istintivamente.
Sappiamo fare network?
Fare networking è prima di tutto una forma mentis, un modo consapevole e motivato di gestione della propria rete che può essere applicato a tutti gli ambiti della vita.
Come tutte le cose questa attività deve essere frutto di valori che l’individuo condivide in maniera profonda e consapevole.
Il problema del “fare squadra” non è nei modi operativi ma nel pregiudizio e nella paura di fondo, in questo caso dell’imprenditore o del professionista, che vedono con sospetto l’interazione con altri soggetti per paura di perdere il proprio vantaggio personale o di essere in qualche modo “fregati”.
É giusto dire che non vivendo in un mondo utopico dove non è il caso di rivelare sempre a tutti informazioni e processi riservati, ai più vien naturale certe volte “a fare i furbi”, cercando di prendere più di quello che si dà, anche per non passare per sprovveduto (qui potrei usare altri termini).
Per fare network in modo corretto è bene avere dei riferimenti di metodo e anche di etica, per me questi riferimenti sono stati Paola Aronne, Guido Picozzi, Claudio messina, Andrea Colombo, Paolo Mariola, e Ivan Misner pionieri e visionari di quello che oggi considero uno dei migliori modelli per fare crescere e migliorare il business in Italia e nel mondo.
Sappiamo cosa non è fare networking?
Non stiamo parlando di vendere qualcosa a più persone possibile (ad esempio tramite il multilevel marketing) bensì di trarre il massimo dalle nostre reti di relazione;
Nella gestione del network ci deve essere un rapporto reciproco, centrato sulle persone e non basato solo su un do ut des immediato.
Non è dunque da prevedere una contabilità spicciola ed immediata negli scambi e nelle interazioni fermo restando una reciprocità ed un mutuo vantaggio.
Fare network richiede rispetto reciproco fra gli interlocutori e spirito di collaborazione, anche per piccole azioni.
Questo punto è di fondamentale importanza etica e pratica in quanto è alla base di un rapporto di reale fiducia e collaborazione fra le parti.
Solo in questo caso si può pensare di avere una reciproca ed interessante interazione con piena soddisfazione.
Il networking è un’attività che si sviluppa nel lungo periodo e richiede organizzazione e capacità di gestione, non è affidata al caso, anche perché si opera con delle persone e dunque si deve avere massimo rispetto di loro.
Concludo facendo la seguente una valutazione e una domanda.
Valutazione:
emerge in modo chiaro che il networking è un’attività che ha per protagoniste le persone, che sono quelle che poi gestiscono i destini delle aziende, e dunque ha tra i suoi pilastri chiave la fiducia ed il rispetto reciproco.
Molti di noi hanno una mentalità incentrata sulla carenza o sulla mancanza: siamo ossessionati da tutto ciò che ci manca invece di essere consapevoli di quello che già abbiamo. Mostrare gratitudine e apprezzamento per ciò che siamo e ciò che circonda è senza dubbio ciò che ci avvicina di più all’abbondanza, cioè a quello stato che ci permette di essere “Givers”.
Domanda:
Il principio dell’abbondanza è il fondamento per i pilastri della fiducia e del rispetto?
Per la risposta vi do appuntamento alla prossima volta!